Bond: L'era dei debiti emergenti

04/02/12

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    El Papu

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    Bond. L’era dei debiti emergenti
    I fondi specializzati hanno guadagnato anche l’8%, mentre le quotazioni dei Btp scendevano del 10%



    Situazione
    Mentre i titoli di Stato dell’Eurozona hanno continuato a perdere terreno negli ultimi mesi, con i prezzi dei Btp che hanno bruciato circa il 10%, quelli dei Paesi in via di sviluppo hanno mostrato una propria forza relativa. I fondi specializzati su queste emissioni, infatti, sono riusciti a registrare performance positive da inizio anno al 18 novembre scorso, con punte comprese tra il 7% e l’8% per i prodotti in testa alla classifica di periodo. Come Morgan Stanley-ZH Emerging Markets Debt (7,98%), Pictet Funds Lux-HP Global Emerging Debt (7,03%) e Eurizon EasyFund Bond Emerging Markets (6,93%).

    Differenze
    «I titoli sovrani e i corporate bond dei mercati emergenti stanno attraversando un periodo di cambiamenti positivi e presentano interessanti opportunità di investimento. Inoltre la correlazione tra la performance del debito dei mercati emergenti e le altre asset class tende ad essere bassa, offrendo potenziali vantaggi di diversificazione», fa presente Eric Baurmeister gestore del fondo Morgan Stanley-AH Emerging Markets Debt che adotta un rigido processo di investimento che combina criteri di allocazione di tipo macro economica (top-down) sui paesi con una strategia di valutazione sui singoli emittenti (bottom-up).

    «I tre Paesi nei quali abbiamo investito maggiormente sono Messico (12,09%), Russ i a (12,02%) e Brasile (11,26%)» spiega Baurmeister che ammette poi anche la presenza di un 6,35% di corporate bond in portafoglio.

    Anche Simone Gervasi, gestore del fondo Eurizon obbligazioni emergenti, ritiene che la presenza di prestiti delle nuove economie aumenti la diversificazione del portafoglio, perché la correlazione con le emissioni dei Paesi sviluppati è piuttosto bassa.

    «Per di più, si tratta di un mercato globale che comprende tutte le aree geografiche (America Latina, Africa e Medio Oriente, Est Europa ed Asia) e ciò rende già molto diversificato il mondo emergente al suo interno - spiega Gervasi -. Per questo motivo, la correlazione con i Btp e con gli altri bond sovrani interessati dalla crisi è stata molto bassa anche negli ultimi mesi». Solo i Paesi dell’Europa emergente (come Croazia ed Ungheria) sono stati trascinati al ribasso dall’allargamento degli spread sovrani, mentre America Latina ed Asia (ovvero il 58% del mercato) ne sono rimaste sostanzialmente immuni. «Tra le aree geografiche - continua Gervasi - preferiamo America Latina e Asia, perché caratterizzate da fondamentali macroeconomici ancora molto solidi con crescita elevata, saldo commerciale in pareggio o in surplus, indebitamento governativo contenuto ed inflazione sotto controllo. Proprio questi ultimi due fattori, consentirebbero alle autorità fiscali e monetarie di realizzare politiche economiche espansive, qualora lo ritenessero opportuno per limitare al minimo gli eventuali effetti negativi della crisi europea sulle loro economie», dice ancora il gestore di Eurizon.

    Top ten
    Tra i 10 principali titoli in portafoglio al fondo Eurizon Easy Fund Bond Emerging Markets figurano titoli di stato italiani (Ctz, Bot e Cct) in quanto il benchmark del fondo prevede un 20% di buoni del Tesoro italiani, titoli di Stato del Sudafrica, dell’Indonesia, del Venezuela, dell’agenzia governativa brasiliana, gli Mbono statali messicani e un’emissione corporate della coreana Hana Bank garantita dal governo di Seul. Per quanto riguarda i rating, il fondo è esposto (98% del totale) tra la singola A e la singola B mentre la scadenza media del fondo è di 4,1 anni contro i 5,6 del benchmark.

    Spread
    Simon Lue-Fong, gestore del fondo Pictet Global Emerging Debt dichiara, invece, che il suo obiettivo di medio periodo resta il sovrappeso dei bond emergenti denominati in dollari nei mercati che offrono il maggior potenziale di contrazione degli spread.

    Tradotto in pratica, nel portafoglio del fondo figurano emissioni in dollari di Brasile, Turchia, Russia, Messico, Filippine, Indonesia, Sudafrica, Venezuela, Kazakistan, e Perù. Sul fronte dei cambi, il gestore mantiene posizioni corte (al ribasso) su rand sudafricano, peso messicano, baht thailandese.

    «Il nostro giudizio sui mercati emergenti del debito in valuta estera resta positivo nel medio termine, grazie alla robustezza dei fondamentali di queste aree rispetto ai mercati avanzati. Riteniamo inoltre che, a fronte di tassi di interesse modesti, i prodotti a spread risulteranno ancora interessanti agli occhi degli investitori», dice ancora il gestore.

    Quali previsioni per l’immediato futuro? «Sono ancora offuscate dalla possibilità di un nuovo aumento dell’avversione al rischio degli investitori e di una riduzione dell’indebitamento nel caso in cui non si trovi o non si riesca ad attuare tempestivamente una soluzione alla crisi europea; infine gli investitori sono sempre più preoccupati per la crescita globale e la salute del sistema finanziario» conclude Lue-Fong.

    www.corriere.it
     
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